Ieri sera ero sul ponte ferroviario, stavo andando a casa dell'ultima paziente della giornata, quando incrocio un bambino di circa 6 anni che correva con un razzetto.
Poco piu' indietro, la madre.
Capelli appena fatti, gonna ben sopra il ginocchio, tacchi a spillo, mani e braccia occupate dalle punte di carta che danno alle botiques.
Subito inquadrata.
Urlava al figlio "No Luca, non ce la puoi fare, ti dico che non puoi!" e il bambino ovviamente non la sentiva nemmeno.
Ho realizzato che stava andando all'incrocio da me appena superato, per ATTRAVERSARE LA STRADA PRIMA CHE IL SEMAFORO TORNASSE ROSSO.
Rendermi conto e bloccare il ragazzino è stato un attimo.
Me lo sono trovato inchiodato davanti alle mie mani, perplesso.
La madre l'ha raggiunto un attimo dopo, fuori di se' come un balcone e paonazza per il fiatone.
Deficiente...ma molla quelle cazzo di buste e placca tuo figlio, che stava finendo in tragedia!
Sono tornata a casa tutta soddisfatta, anche se la madre non mi ha detto nulla (per me manco si è accorta che qualcuno le aveva salvato la giornata): è bello sentire di aver fatto la differenza, per una volta!
Ho pensato anche a quel poveraccio che l'avrebbe messo sotto:
chissà, forse quel gesto di prontezza ne ha salvate sue, di giornate.
Avanti così quindi: ogni giorno un'avventura, ogni giorno qualcosa da ricordare.
Ho ricominciato anche a riscrivere il mio diario cartaceo, da quando è nato mio nipote Alessio.
Già..Alessio, che ho preso in braccio per la prima volta proprio ieri sera al ritorno a casa.
C'era la truppa al completo, con papà che aveva preparato le sue fantastiche crepes.
E' stata una risata: quel cosarello, appena l'ho preso in braccio, mi ha scrutata in faccia, ha sostato il capino e mi ha fatto uno sguardo sospettoso stile Arnold quando diceva la famosa battuta "Che cosa diavolo stai dicendo, Willis?"
E la cucina è esplosa delle nostre risate!
Sembrava una scena di "senti chi parla"!Quel bambino sarà un piccolo simpatico vulcano, quando crescerà: ci scommetto.
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